domenica 29 gennaio 2012

Un incontro d'inverno


I suoi passi tremavano, erano foglie sgualcite che fuggivano dalla loro dimora, vacillando sotto instabili gambe consumate dal percorso degli anni. Irina era un'anziana come tante, stretta nel calvario della sua saggezza, fuggita da guerre e carestie, ed ora fragile, come una stagione che saluta il calendario dei suoi giorni. Nel paese tutti la conoscevano, per quella semplicità che faceva di lei una persona diversa, per quell'ovvietà dipinta sul fianco dei suoi anni, mentre accompagnava con un sorriso il passante occasionale.
Quel giorno di gennaio il gelo era intenso, i camini delle vecchie case fumavano come tizzoni ardenti, unsilenzio di neve accompagnava  il sordo trascorrere delle ore, tutto era immobile, fermo in un'attesa che non conosceva risposte.
Un bimbo col suo nonno scendeva gli scalini della vecchia piazza, i loro volti sembravano guardare oltre le montagne, scolpiti in un inchino di gelo, mentre il tempo fuggiva, fra lacrime d'umiltà e sorsi di coraggio. Attimi che s'incrociavano all'indirizzo di uno sguardo, poi un tonfo, sordo, attutito dal soffice tappeto di neve, e la voce del bimbo, prima timida, poi coraggiosa, un urlo d'aiuto che scuoteva il sipario dell'inverno.
Irina sentì quelle voci, sebbene il suo udito tradisse la verità dei suoi occhi, si voltò d'istinto e vide laggiù, in fondo alla scalinata, quell'uomo anziano steso a terra, col suo bimbo accanto che cercava di alzarlo. Si diresse verso loro, le sue gambe sembravano riprendere forza, non sentii neppure le fitte lancinanti della schiena e il tremore costante dei suoi arti. In pochi minuti fu da loro, cercò un appiglio per non cadere a sua volta e con uno slancio senza esitare si apprestò a soccorrere l'anziano. Il dolore era forte, lo capii dalle sue urla, e dalle sue smorfie, attutite dall'orgoglio, non c'era tempo da perdere, bisognava chiamare  soccorso.
"Come ti chiami?" disse rivolgendosi al bimbo.
"Marco" rispose lui ancora incredulo per l'accaduto e timido negli occhi.
"Marco vai a chiamare aiuto, sto io col tuo nonno, fai presto."
Mentre il bimbo correva in cerca d'aiuto, Irina cercava di consolare quell'uomo dolorante. Lo fece appoggiare a lei, erano quasi abbracciati su quella distesa di neve, i loro occhi s'incrociarono più volte, sembravano conoscersi da tempo, tutto appariva irreale, come quella solitudine di gennaio che rubava una poesia di neve al declinar dei ricordi. Lo strinse a se per scaldarlo, i loro brividi si fondevano come cristalli di ghiaccio al levar del sole, mentre il grigio dell'inverno occultava la bellezza dei colori. La piazza era vuota, una solitudine che recava inquietudine, eppure in quell'attimo sentirono calore, era quell'amicizia nata per caso, un soffice appoggio d'umiltà che fuggiva dal canto dell'ipocrisia, quella di una vita trattenuta fra orli d'incomprensione e pagine di dolore.
La sirena dell'ambulanza colmò il riposo della natura, il bimbo arrivò di corsa, ringraziò quella buona signora che era stata lì col suo nonno, ma lei non si sentiva speciale, aveva fatto quello che il suo cuore le aveva dettato.
L'anziano uomo fu sdraiato sulla barella, si voltò verso quella donna sconosciuta, avrebbe voluto dirle molte cose, ma le smorfie di dolore impedivano alla sua lingua di parlare. Lei accompagnò i suoi occhi, e prima di salutarlo gli disse:
"Sta tranquillo, Irina ti dice che guarirai presto."
Un nome che rimase nei suoi ricordi, come una stagione di gelo al capolinea della saggezza.




lunedì 16 gennaio 2012

La vita è una bolla di sapone.



La vita è una bolla di sapone, fragile come un soffio di vento, delicata come un dipinto di colori che scompare al mutar della luce.
La osserviamo con due volti, da una parte l'innocenza dell'infanzia, delicata e piena di aspettative, dall'altra la saggezza della razionalità, quella che ci fa vedere il nostro oggi attraverso le tracce della speranza, effimera e lucente, come un battito d'ali che attende un sorriso per diventare vita.......






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